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Per produrre il miele propriamente detto le api utilizzano il nettare dei fiori, ma non di tutti i fiori: solo di quelli melliferi. Esiste poi la melata che è un miele che le api ottengono in due modi:
o dalle secrezioni provenienti da parti vive di piante o dalle secrezioni di insetti, dell’ordine dei rincoti che succhiano la linfa di alcune piante trasformandola in sostanza zuccherina. La prima prende il nome di melata seguita dal nome della pianta su cui le api hanno bottinato, per es. melata di abete, di quercia, di larice, di tiglio, di salice etc. etc., e la seconda è denominata melata di Mectalfa o melata di bosco.
La produzione del miele ha inizio nel gozzo dell’ape bottinatrice durante il volo di ritorno all’alveare grazie ad un enzima, l’invertasi, capace di scindere il saccarosio in glucosio e fruttosio. Il prodotto che l’ape ottiene, una volta tornata nell’arnia, lo deposita, a strati sottili , nelle cellette del favo dove verrà ventilato dalle operaie ventilatrice al fine di far evaporare l’acqua naturalmente presente nel nettare e permettere, quindi, la giusta conservazione del miele. Quando l’umidità avrà raggiunto il 17-18% il miele è pronto per essere spostato da altre operaie in altre celle di un favo che prende il nome di melario e qui sigillato con un sottile strato di cera chiamato opercolo.
A questo punto interviene l’apicoltore che estrarrà i favi e li avvierà alla smielatura.
I mieli si suddividono genericamente in unifloreali o millefiori a seconda che il nettare
sia raccolto su un’unica varietà di fiori o su più varietà.